Amatrice, tra il gatto e la volpe arrivano pure il prete e il pecorino (e i Buonasorte raddoppiano)

Ad Amatrice l’altra notte, è apparso uno striscione – subito rimosso dai Carabinieri – con su scritto: “Vi sono rimasti 15 giorni, poi tutti a casa”. L’ignoto autore ha fatto sapere che ne seguiranno molti altri (il conto alla rovescia è appena iniziato).

È l’aria che tira nella città simbolo del terremoto, a pochi giorni (il 15 ottobre) dalla pronuncia del Tar che potrebbe annullare il voto e far ripetere le elezioni dello scorso 26 maggio, sospettate di essere state viziate da presunte irregolarità.

Bersaglio dello striscione il duo storico Pirozzi-Fontanella, il gatto e la volpe ossia, il business territoriale (anche qui raccontato), e la copertura politica regionale. Solo che questo asse sta vacillando, non perché tra i due si sia affievolito il patto di sangue che li lega, ma per l’indignazione popolare che li sta accompagnando da quando sono stati denunciati parecchi fatti opachi che, ad Amatrice, sono sempre stati coperti da fiumi di parole false e maldicenze a 360 gradi (in omaggio al detto paesano che “sporcando tutti e tutto, la gente perde di mira la verità”).

Ora è addirittura riapparso un video di qualche mese fa, nel quale si torna prepotentemente sulla vicenda da noi trattata la scorsa puntata: l’Ospedale Grifoni. Don Savino, ex parroco di Amatrice che smentisce Pirozzi. Ristabilendo la verità sull’argomento.
Non solo l’ex sindaco “mediatico” post-terremoto non ha comunicato a suo tempo ai suoi collaboratori più stretti e ai cittadini, che la sua “amica” Regione targata Pd (guidata da quel Zingaretti che ha contribuito a far vincere, col salto dello Scarpone), aveva rispedito al mittente l’ipotesi di destinare l’area del Don Minozzi al nuovo Ospedale (ribadendo che andava ricostruito presso il sito iniziale); un silenzio imbarazzante.

Non solo tace ora, proprio nel momento in cui il suo socio “sindaco in sospeso” Fontanella, sta imbastendo una campagna demagogica, basata su un’inutile raccolta di firme, per collocarlo ancora nell’area del Don Minozzi. Doppio silenzio: evidentemente per non entrare in rotta di collisione col suo sodale.

Ma tace pure (triplo silenzio) di fronte al video con cui si ricorda, parole testuali di Don Savino, che la donazione fatta dall’Opera Nazionale Mezzogiorno, relativa alla ricostruzione dell’Ospedale presso l’area del Don Minozzi era assolutamente a titolo gratuito. E non come si diceva in città: “Non si fa per colpa dei preti che hanno chiesto un sacco di soldi”. Don Savino, nel video diventato virale infatti, ha ribadito che andò ben due volte dall’allora sindaco Pirozzi per fermare le chiacchiere e lui silenziò le preoccupazioni del sacerdote, dicendo che si trattava di “fake news”. Salvo poi aggiungere che in quell’area si sarebbe dovuto costruire il nuovo Comune.

Capito che pasticcio? Quando si dice la regia delle chiacchiere, la regia del silenzio e il Teorema-Matrioska: dico una cosa ne penso un’altra, ne faccio ancora un’altra. Un’arte pirozziana.

E ad oggi siamo alla farsa: Pirozzi tace tre volte, Fontanella straparla sul luogo e la Chiesa si è spostata lavorando ad un’altra operazione più strutturata e razionale, su ispirazione del vescovo di Rieti Pompili: Casa-Futuro.

Come se non bastasse, galeotta è stata poi, la pipì di Pirozzi che la scorsa settimana ha consentito in sede di approvazione del consuntivo di bilancio regionale, di puntellare e salvare per l’ennesima volta la maggioranza zingarettiana.

Ma col passaggio di Pirozzi a Fdi, a questo punto, come ha scritto Il Tempo, si pone formalmente e sostanzialmente, un grave problema rispetto al suo ruolo in Regione. Fino ad ora, stare con la destra (Fdi) sul piano nazionale, e col Pd, sul piano regionale, poteva essere una questione di opportunità e incoerenza.

Col passaggio ufficiale dello Scarpone al partito della Meloni, il tema diventa dirimente: è un grave conflitto di interessi. Da qui la convocazione della Meloni che lo ha messo di fronte ad un aut aut: o sta con lei o sta con Zingaretti. E se sta con lei deve legittimamente lasciare la Commissione (la XII Commissione – Tutela del territorio, erosione costiera, emergenze etc, altrimenti detta Commissione-terremoto), che presiede, ben prima della sua scadenza naturale (il prossimo anno). Deve dimettersi come doveroso atto politico.

Un atto con effetti amatriciani: un duro colpo alla Buonasorte-family. Il Capo segreteria della Commissione, alias Roberto Buonasorte, dovrà andarsene a casa. E cosa farà?
Resterà fisso ad Amatrice, nella dimora della povera Giulia? Aggiungendosi alla già folta schiera di famigliari che la occupano: Marco, Francesca, Emma. Una sorta di “casa Cupiello-Buonasorte-Moriconi”. Non dimenticando ovviamente il pater familias: Mario Moriconi e la moglie Elsa. Pater familias che si atteggia a padrone di casa, al punto che in un post su facebook si è definito “noi (la sua famiglia, ndr) del campo zero”, ossia l’area in cui sono collocate le Sae.

Dulcis in fundo il pecorino, tanto per rendere più pecoreccia la storia.

Amatrice (e dintorni) non è solo famosa per la pasta all’amatriciana, ma anche per il pecorino. Lo scorso Natale a piazza Navona, si distribuivano prodotti locali per aiutare la popolazione colpita dal terremoto. Un atto di solidarietà militante rivolto ai romani e non solo. E cosa è successo al malcapitato acquirente di una busta amatriciana (titolata Sapori Amatriciani), contenente pasta, pecorino stagionato, pomodoro e altro ancora?
Di accorgersi che dentro la busta non c’erano prodotti locali (altro business del terremoto). Il pecorino era calabrese (esattamente made in Squillace-Catanzaro, Caseificio Dedoni, altro che sapori amatriciani). Una comunicazione ingannevole che ha raggirato la buona fede dei consumatori.

Tutto estremamente “coerente” con la politica doppia del duo di cui sopra. È la conferma del Teorema-Matrioska: si svita la faccia di Fontanella ed esce la faccia di Pirozzi, si compra amatriciano ed esce il prodotto calabrese. E di chi era la società che ha prodotto la busta?
Della società di Fontanella (Sapori Amatriciani S.r.l.s.), quella che dopo il terremoto ha cambiato per ragioni fiscali la propria sede da Roma ad Amatrice.
Come volevasi dimostrare.

 

Commenti

  1. Se e’ anche parzialmente vero quello che scrivete debbo dire che avevamo compreso la millesima parte della realta’ socio/economica/politica di Amatrice……

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