C’era una volta la Cisnal

“C’era una volta”. Così le nostre mamme e le nostre nonne iniziavano il racconto delle favole quando eravamo piccoli. La favola è quella storia che ti fa sognare e finisce sempre con la fatidica frase “e vissero tutti felici e contenti”. Il 24 marzo del 1950 alcuni storici sindacalisti come Giuseppe Landi, Ugo Clavenzani e Gianni Roberti si riuniscono nella sala Maddaloni a Napoli e danno vita alla Cisnal, la Confederazione Nazionale Lavoratori, che raccolse l’eredità politica del sindacalismo nazionale e rivoluzionario di Filippo Corridoni.

Oggi quella gloriosa confederazione ha cambiato nome in Ugl e, a dire di molti osservatori esterni, ha poco a che fare con i postulati del sindacalismo rivoluzionario o nazionale di cui la Cisnal fu erede e che, soprattutto nel periodo della segreteria generale di Ivo Laghi, fece da propulsore alla crescita di quella che, allora giustamente, veniva definita la quarta confederazione maggiormente rappresentativa in Italia.

Oggi la Cisnal compie 68 anni, ma la si può solo celebrare e ricordare come si fa per i defunti che non sono più tra noi. I principi ispiratori della Cisnal si basarono sull’autonomia dai partiti anche se vi era una “naturale” compatibilità con i principi del Movimento Sociale Italiano.

Principi di autonomia che furono poi integralmente applicati grazie ad un protocollo d’intesa siglato nel 1980 tra l’allora segretario generale del sindacato, Ivo Laghi, e il segretario del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante.

La Cisnal nel decennio che va dal 1980 al 1990, sotto la guida di Laghi, seppe nuovi conquistare spazi nel settore privato e consolidare quelli nel pubblico impiego. Con l’avvento di Laghi alla segreteria generale ci fu anche una riscoperta culturale che attraverso la nascita di Pagine Libere, rivista diretta da Marcello Veneziani, seppe rendere sempre più attuale il messaggio che Filippo Corridoni aveva lanciato al mondo del lavoro prima di finire la sua vita terrena alla trincea delle Frasche durante il conflitto della prima guerra mondiale.

Dopo il 1990, quando Ivo Laghi volle lasciare la segreteria ci fu un breve momento di continuità organizzativa con la segreteria di Mauro Nobilia che, però, preferì usare il trampolino del sindacato per lanciarsi in politica e farsi eleggere al parlamento europeo nella tornata del 1999. Da allora è iniziato un periodo di declino storico e culturale di quel sindacato che nel frattempo aveva cambiato nome in Ugl.

Abbiamo già abbondantemente parlato di ciò che è accaduto in Ugl dal 2000 ad oggi e, quindi, non serve a niente ritornare su atti e fatti che comunque hanno segnato per sempre il futuro, se futuro c’è, per quell’organizzazione sindacale.

Quello che oggi deve essere invece portato all’attenzione dei lavoratori che hanno creduto e ancora credono nei postulati portati avanti dalla Cisnal è il fatto che la crisi del Sindacato, inteso come Istituzione, ha allontanato e sfiduciato i lavoratori verso quello che potrebbe, se solo lo volesse veramente, essere l’unico e ultimo baluardo a difesa di diritti e conquiste che negli anni sessanta e settanta sono stati acquisiti dai lavoratori e che oggi sono stati calpestati da politiche governative scellerate e antisociali.

Ebbene contro questa “rivoluzione padronale”, assecondata dalla politica sia di destra ma soprattutto di sinistra, nessun sindacato è stato in grado di farsi interprete del malcontento dei lavoratori.

Si è preferito e si preferisce ancora delegare a questo o a quel partito politico, di destra o di sinistra, la (falsa) difesa degli interessi dei lavoratori dipendenti in cambio di qualche scranno da regalare a qualche sindacalista che non trova più spazio nelle proprie organizzazioni sindacali.

Ogni riferimento a fatti e persone è puramente voluto e verificabile in quello che è successo anche alle ultime elezioni politiche dove personaggi che hanno utilizzato la sigla sindacale oggi, anzi ieri, si sono seduti in parlamento. A questo rito, che somiglia tanto ad una riunione di coppie di “scambisti”, non è stata immune l’Ugl.

Mentre durante il decennio della segreteria di Laghi nella Cisnal vigeva il principio dell’incompatibilità tra cariche sindacali e incarichi politici ma soprattutto vigeva il principio del rispetto di un etica che obbligava i dirigenti sindacali a fare scelte precise in termini di campo (o il sindacato o la politica), da Nobilia in poi nell’Ugl non si è rispettata questa “etica” e se Nobilia è andato al Parlamento Europeo, la Polverini se n’è andata alla presidenza della Regione Lazio e poi in parlamento e oggi anche il vice segretario generale, Claudio Durigon, ha prima favorito un accordo dell’Ugl con la Lega di Matteo Salvini per poi farsi candidare ed eleggere (sarebbe meglio dire nominare) alla Camera dei Deputati.

Ovviamente con questo non si vuole assolutamente negare a nessuno il singolo diritto alle scelte partitiche ma queste scelte dovrebbero essere fatte indipendentemente da accordi politici nazionali e soprattutto lasciando molto tempo prima gli incarichi sindacali. Purtroppo così non è nell’Ugl e le conseguenze sono state sotto gli occhi di tutti con quel che è successo dal 2010 in poi.

Oggi, quindi, non serve a nulla delegare ai partiti la rappresentanza della difesa degli interessi dei lavoratori e dei pensionati ma forse servirebbe una scelta di coraggio che istituisca una “lobby dei lavoratori” sul modello del sindacato polacco Solidarność, ma questo è un discorso che affronteremo nei prossimi giorni più approfonditamente.

Rimane il fatto che oggi i “Valori” della Cisnal sono senza rappresentanza se non nel tentativo di alcune coraggiose iniziative messe in atto da validi dirigenti sindacali che sono usciti dall’Ugl. Per primi hanno iniziato i lavoratori del pubblico impiego che, sotto la guida di Francesco Prudenzano, hanno costituito la confederazione Confintesa che sta sempre aumentando i suoi uscritti nel mondo del lavoro pubblico e privato.

Di notevole interesse è anche l’iniziativa che si svolgerà oggi a Napoli, proprio in concomitanza con il 68° anniversario della fondazione della Cisnal, e che,in occasione dell’ inaugurazione della sede napoletana del CNAL-FILP, “intende rilanciare i principi della grande Cisnal”.

L’iniziativa è promossa da Salvatore Ronghi, un altro nome storico della Cisnal/Ugl, il quale ha dichiarato che “Nel giorno del 68° anniversario della nascita della Cisnal, avvenuta il 24 marzo 1950, a Napoli, vogliamo rilanciare i principi dell’umanesimo del lavoro e della partecipazione e della cogestione, cui si ispirava questo grande sindacato, puntando sulle categorie e sui territori e su un nuovo modello sindacale, di lavoratori e non di sindacalisti, che vuole essere protagonista dei nuovi scenari politico-sindacali”.

L’Ugl invece ha ritenuto di anticipare a ieri 23 marzo il compleanno della Cisnal (forse non sapendo che festeggiare i compleanni in anticipo porta sfortuna) contornandosi di politici che in Italia non operano, come il presidente del parlamento Tajani, o che hanno operato non certo per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori (vedi riforma delle pensioni di Sacconi).

Riagganciandoci alla metafora di apertura del “c’era una volta..” e del “vissero tutti felici e contenti” rimane solo il fatto che chi c’era non c’è più e che i rimasti sono tutto meno che felici e contenti…tranne quelli che transitano in via delle botteghe oscure, ovviamente.

Buon compleanno Cisnal.

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