Enas, i dipendenti abbandonati dal sindacato. La lettera di una di loro

Ci sono dei momenti che svolgere il lavoro giornalistico diventa difficile, soprattutto quando ti prendi un momento di relax e cerchi, come si suol dire, di staccare la spina dedicandoti alle tue cose, agli hobby, alle passioni e in primo luogo alla famiglia.

Diventa difficile quando, invece, in questi momenti di relax ti arrivano messaggi sul cellulare o sul pc in cui ti chiedono di aiutarti e da questi messaggi senti tutta la disperazione che pervade chi scrive.

Ti senti inadeguato e impotente ma cerchi di reagire e ricominci tu a scrivere. Parlo dei messaggi di dipendenti dell’ex Enas oggi Acai che ringraziano per l’attenzione che dedichiamo loro e mi raccontano la loro personale storia, le loro angosce, i loro timori (di perdere il lavoro e di non ricevere quanto loro spettante).

Insomma messaggi che mettono a nudo uno stato d’animo che in questo momento sta massacrando la vita di oltre 200 persone anzi di quelle 150 che sicuramente in un modo o nell’altro non faranno più parte della schiera dei dipendenti del nuovo patronato Enas/Acai.

Uno di questi messaggi mi ha particolarmente colpito e sono stato indeciso se renderlo pubblico o meno e alla fine, mantenendo la riservatezza sul nome di chi me lo ha inviato, ho optato per la condivisione con i tanti lettori che stanno seguendo la triste vicenda di tantissime famiglie che, se sono riusciti a tirare avanti le proprie famiglie nei sette mesi che sono stati senza stipendio, debbono ringraziare amici e parenti che li hanno aiutati.

Ritornando al messaggio che ho scelto ad esempio posso solo dirvi che si tratta di una delle tante madri di famiglia che lavorano all’Enas e che non hanno direttive e soprattutto non hanno passato un bel Natale nonostante le due mensilità che sono state loro date in attesa di ricevere le altre sette loro spettanti.

Come ho detto sopra non farò il nome della lavoratrice non solo per rispetto alla riservatezza ma soprattutto per rispetto alla disperazione che traspare dalle sue parole e posso solo dirvi che il messaggio di questa madre di famiglia inizia con l’illustrazione delle irregolarità che vengono riportate su pseudo buste paga relative ai mesi di novembre e dicembre e continua dicendo che, questa madre di famiglia, dal 31 dicembre non fa altro che piangere poi continua scrivendo:

”E’ pianto di delusione nel vedere anche nelle piccole realtà lo schifo dell’Italia intera, di rabbia, di rammarico, di stanchezza e disperazione..(omissis) ..ho fatto la cosa giusta, ne sono convinta anche io (in fin dei conti pagavo per lavorare ed i soldi ormai erano finiti) ma essere nel giusto, in questo mondo non paga niente. Vorrei essere una mafiosa, gran figlia di…sarei sicura di avere un buon lavoro, ma non lo sono..ed è anche questo che mi fa piangere. L’avrebbe mai detto lei che un giorno una brava mamma e moglie desidera passare dalla parte dei cattivi? Io no! E sono io quella mamma e moglie!!mai avrei pensato una cosa del genere. Perché più sei bastardo ed ammanigliato con quelli al potere e meglio stai…ed io che ho sempre pensato che più bravo e buono sei, più ti premiano. Sono cresciuta con questa convinzione ed ho un figlio al quale insegno le stesse cose sapendo già adesso che non lo porteranno da nessuna parte…ma non posso insegnarli ad essere neinte altro perché ne io ne mio marito siamo bastardi, figli di…siamo onesti e lui impara da noi. Altri pianti disperati. Vorrei essere una stronza bastarda senza scrupoli, l’ho chiesto a Babbo Natale ed invece ho ricevuto un paio di slip rossi presi alla Coop. Grazie per l’articolo decisamente poco rassicurante ma vero. Buona serata”. Segue la firma.

Capite perché dicevo che è difficile poi scrivere su questa triste quanto assurda vicenda che interessa Enas e Ugl? Parliamo di un sindacato che se ha provocato certi pensieri ad una onesta e brava madre e moglie evidentemente non merita nemmeno di essere definito tale.

Non sono bastate le Iene con Nadia Toffa che ha messo con le spalle al muro il segretario Capone, non sono bastati i sette mesi passati senza retribuzione e tantomeno sono serviti i nostri articoli.

No perché abbiamo notizia che dirigenti di Acai stanno chiamando il personale proponendo accordi assurdi e inaccettabili senza che nessun sindacato, in special modo l’Ugl, alzi un dito a loro difesa.

Ho risposto alla signora che mi ha voluto esternare il suo stato d’animo che io e il mio direttore più che tenere i riflettori accesi su questa questione non possiamo fare perché sono i dipendenti tutti che, se non si muovono, domani piangeranno e, come ha detto un’altra dipendente in un altro messaggio è arrivato il momento di muoversi affermando testualmente “l’unica cosa che mi ha spinto e mi spinge a muovermi e parlare è l’obiettivo che ho ben chiaro davanti a me, e cioè salvare la dignità lavorativa ed umana. Tutto dipende dal valore che ognuno dà a se stesso. Chi accetta, perché non ribellarsi vuol dire accettare, di essere umiliato e sfruttato oltre che preso in giro con false rassicurazioni, crede evidentemente di meritarlo. Ed a nulla serviranno le lacrime del dopo”.

Appunto a nulla serviranno le lacrime del dopo se oggi non si urla il proprio dissenso verso le ingiustizie che si stanno perpetrando nei confronti di lavoratrici e lavoratori che hanno fatto crescere la credibilità di un sindacato e che come ricompensa vengono abbandonati a se stessi.

A nulla servirà piangere domani se non si grida oggi tutto il disprezzo per chi ha massacrato un patrimonio Ideale, Politico e Sociale e soprattutto se non si comincia a dire a chi deve vigilare, il Ministro del Lavoro, che sarebbe ora di intervenire per impedire questo scempio sociale che si sta perpetrando ai danni di centinaia di famiglie.

In questi mesi abbiamo visto che il Ministro Poletti si è encomiabilmente attivato per aziende con minor dipendenti dell’Enas, bene i lavoratori del patronato dell’Ugl non sono lavoratori di serie B e anche per loro si chiede la stessa attenzione che si da, giustamente, ad altre realtà lavorative.

Se il Ministro Poletti fa finta di non sapere e finta di non sentire allora ci debbono pensare tutti quei lavoratori, che ritengono ancora di combattere per difendere la loro dignità, a catalizzare l’attenzione del Ministro su questo problema per non rendersi complice di manovre politiche che non hanno interesse a far conoscere quanto sta accadendo all’interno di un patronato e di un sindacato ritenuto dallo stesso Poletti maggiormente rappresentativo visto che riconosce ai dirigenti posti al sole in Civ di Enti previdenziali lasciando al freddo e nella disperazione i propri dipendenti.

Commenti

  1. Aggiungo purtroppo una triste notizia…alle convocazioni dei dipendenti Enas “non voluti” sono presenti i rappresentanti sindacali (scusate ma qui scappa una gran risata) a tutela delle proposte di Acai…proposte già menzionate da Voi che sono a dir poco ridicole per la dignità di un lavoratore che dopo tutto questo tempo senza stipendio viene messo alla porta….con chiusure di sedi su due piedi e senza una ricollocazione sul territorio obbligando i dipendenti o all’assenza ingiustificata in modo che “i salvatori del patronato” possano attuare i licenziamenti come meglio credono o a fruire delle ferie maturate….purtroppo le strade che i dipendenti possono intraprendere sono solo due…o fare decreto ingiuntivo con avvocato (che non tutti possono permettersi viste le condizioni economiche) o tramite ispettorato del lavoro che oltre far conciliazioni non può far altro (naturalmente questo avviene come di consueto con la lentezza di un organo pubblico) se ci fosse la possibilità di una denuncia per appropriazione indebita visto che il reato in questione è ormai conclamato credo che qualcosa si sarebbe già mosso…purtroppo siamo in Italia e siamo in un limbo!!!

  2. Infatti quanto dice qui “Anonimo” è giustissimo. Qui si tratta di un vero e proprio reato di appropriazione indebita di soldi dei lavoratori, al quale si aggiunge la necessità di fare chiarezza sull’impiego dei fondi pubblici ricevuti dal patronato da parte dello Stato. Lo vado ripetendo fino alla noia nei commenti agli articoli su Ugl e Enas. Possibile mai che nessun solerte magistrato, su sollecitazione magari del ministro del lavoro come ha ricordato Visconti, non si degni di intervenire?
    Anche il nuovo padrone, l’Associazione Cristiana [sic!] Artigiani Italiani, in perfetta simbiosi coi compari ugiellini, dovrebbe vergognarsi profondamente delle proposte capestro che vorrebbero far trangugiare ai dipendenti.
    Di questi “cristiani”, che sulla prima pagina del loro sito comicamente dichiarano “Difendiamo i tuoi diritti”, Dio ce ne scampi e liberi!

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