Pedofilia, bugie e ipocriti nella curia milanese di Bergoglio

Bugie, preti pedofili e ipocrisia a quintali. Mancano per ora solo i videotape. Nella Curia milanese dei fedelissimi di Papa Bergoglio l’ennesimo scandalo sessuale scuote la retorica del buonismo e del giustizialismo simonbolivariano.

A informarci del “di che lacrime grondi e di che sangue” il quotidiano “La verità” di Maurizio Belpietro che proprio nel numero in edicola dell’8 marzo ha sparato in prima pagina e su tutta la tredici un pezzo che aveva questo titolo: “Prete alla sbarra per abusi. Chi mente tra la diocesi e l’arcivescovo di Milano?” Che per essere il pezzo forte in prima di un quotidiano in parte finanziato dagli integralisti cattolici del cosiddetto “Popolo della famiglia” non c’è male come antipasto.

Dentro si narra la squallida storia di questo don Mauro Galli, denunciato dai genitori di un giovanissimo adolescente, 15 anni al momento dei presunti abusi (dicembre 2011 in quel di Rozzano), che una sera rimane a dormire a casa del vice parroco su richiesta di quest’ultimo alla famiglia per asseriti esercizi spirituali.

Fatto sta che qualcosa di brutto sembra essere accaduto anche se poi viene denunciato alla magistratura solo tre anni dopo, mentre il processo per questi abusi su minore è in corso adesso.

Quel che dovrebbe fare imbarazzare Bergoglio però sono le bugie che, alternativamente, o la Curia o l’Arcivescovo Mario Delpini, hanno raccontato ai media e agli inquirenti.

Dai verbali di interrogatorio di Delpini risalenti al 2014 si ammette che c’era stata subito all’epoca dei fatti una segnalazione ben precisa da parte di don Carlo Mantegazza, parroco capo a Rozzano allo stesso futuro successore di don Angelo Scola a Milano.

Ma il comunicato della curia del 21 dicembre 2017 viceversa afferma che nessuno aveva mai saputo nulla fino al giugno 2014, quando l’avvocato della famiglia della vittima presentò denuncia in procura.

Viceversa Delpini parla di un’immediata segnalazione di questo don Mantegazza e di un’ammissione del prete don Galli che confessava di avere dormito nello stesso letto con il giovane ragazzo. Peraltro adesso gli hanno dato una nuova diocesi dove sempre fa il catechismo ad altri giovanissimi, e quindi potenziali nuove prede sessuali.

C’è anche la possibilità, in compenso, che tutto venga insabbiato visto che la famiglia dell’allora 15 enne ha ritirato al costituzione di parte civile contro la curia milanese in cambio di 150 mila euro. Ma l’ombra rimane. E il peccato pure, per usare il linguaggio di Bergoglio.

Politicamente poi l’implicazione sarebbe che uno dei “protetti” di Bergoglio – proprio quello messo al posto dell’odiato Scola – a sua volta avrebbe protetto un prete accusato di pedofilia.

Che per un Papa che ha inaugurato il proprio pontificato con una sorta di caccia alle streghe – più di valenza mediatica che sostanziale – in materia di reati sessuali compiuti da preti rappresenta un vero e proprio autogol.

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