Rai Produzione: non solo gare “frallocche” e condanne del TAR, arrivano anche le cause per danni; il “caso Amapola” (1)

I disastri gestionali della Direzione Produzione non si limitano solo alle gare “frallocche”, agli appalti assegnati ma con prodotti che non funzionano e alle condanne del TAR (vedi). Adesso arrivano anche le cause per danni.

Il caso più emblematico è rappresentato dalla citazione notificata in viale Mazzini da Roberta Fanetti, già titolare di “Amapola”, uno studio televisivo che è stato per moltissimi anni tra i fornitori storici e più apprezzati dell’azienda. Ora è fallita e la sua vicenda è un complicato e sconcertante intreccio di imbrogli finiti all’attenzione anche della magistratura penale.

Partiamo dalla causa civile, dal momento che l’atto di citazione – per un risarcimento complessivo che supera i 600mila euro – riassume con chiarezza i termini della questione. Che sono quelli di un appalto di noleggio del valore di 423.460, risalente al 2012, assegnato  irregolarmente dalla Rai ad un ATI (Associazione temporanea di imprese) tra l’Amapola e la Tosinvest Real Estate della famiglia Angelucci (che, oltre a molte cliniche, è proprietaria anche dei quotidiani “Il Tempo”, “Libero” e della catena dei Corrieri diffusi nel Lazio, in Umbria e Toscana).

L’irregolarità consisteva nel fatto che nell’ATI la Tosinvest risultava “capogruppo mandataria con rappresentanza”, pur non essendo iscritta all’Albo dei fornitori Rai e del tutto priva degli impianti per far fronte al noleggio. Era invece l’Amapola, relegata in una quota ingiustificatamente minoritaria del consorzio, ad avere tutte le carte in regola, sia per l’iscrizione che per la proprietà delle apparecchiature necessarie per far funzionare lo studio televisivo (del valore di oltre due milioni di euro). La Tosinvest, tuttavia, forte del fatto di essere proprietaria della sede dell’Amapola e di un consistente credito vantato per affitti non pagati a causa della crisi del settore (e alla mancanza di raccomandazioni e sponsorizzazioni politiche), aveva imposto questo accordo penalizzante.

Ma tutto questo non poteva comunque riguardare la Rai, tenuta a stipulare il contratto di noleggio secondo regole precise, tanto più senza procedere ad una gara. Regole che escludevano un ruolo dominante del partner Tosinvest, privo com’era delle più elementari credenziali legali e merceologiche. Poi, c’era la molto sospetta faccenda delle date. Perché fino esattamente al giorno della stipula dell’ATI e alla contestuale firma irregolare del contratto di noleggio da parte di Rai (9 luglio 2012), le stesse identiche richieste di assegnazione di determinate produzioni da parte della sola Amapola, erano state curiosamente ignorate da parte delle competenti direzioni di viale Mazzini.

Eppure, per volontà dell’allora direttore della Produzione, Andrea Lorusso Caputi (ora in pensione) e malgrado le richieste d’aiuto della Fanetti al suo vice e attuale successore, Roberto Cecatto e a molti altri dirigenti, la pratica venne portata avanti e definita  ugualmente.

Per il buon esito dell’operazione, come peraltro risulta dal procedimento penale parallelamente in corso, non sarebbero stati estranei i rapporti personali (con tanto di ipotesi di tangente) tra il Lorusso Caputi e l’amministratore della Tosinvest Real Estate, Roberto Allocca, imputato però solo per millantato credito.

E siamo solo all’inizio del calvario della titolare dell’Amapola. Che fa puntualmente fronte agli impegni, senza ovviamente alcun contributo operativo da parte di Tosinvest, compreso un periodo anche oltre la scadenza del contratto di noleggio per consentire alla Rai di mandare in onda le ultime puntate di “Alle falde del Kilimangiaro” e “Storie criminali”. La Fanetti dovrebbe incassare almeno il 42 per cento della commessa (pari alla sua quota nell’ATI), invece non prende nulla. E manco un euro per quanto riguarda la prestazione straordinaria o per i rimborsi delle spese. Tosinvest, con la scusa dei crediti, si tiene tutto il malloppo.

Nel frattempo, Andrea Lorusso Caputi viene stranamente “demansionato”, con un trasferimento alla ben meno importante direzione coordinamento sedi estere, l’ATI non ottiene altri contratti, Tosinvest si accanisce contro Amapola anche con una procedura di sfratto e alla Fanetti non resta altro da fare -oltre a prendere atto del fallimento aziendale-che rivolgersi alla magistratura, denunciando Allocca e rivelando i retroscena di una presunta tangente da 20.000 euro che il responsabile della Tosinvest Real Estate si sarebbe fatto consegnare in varie riprese per “ricompensare” Lorusso Caputi (mai indagato).

Questo è il “clou” del  processo penale, che il prossimo 11 Luglio dovrebbe far registrare l’interrogatorio di Roberto Allocca, ma anche di quello del testimone-chiave presente alle consegne del denaro. Un capitolo che merita di essere riassunto e trattato a parte.

(1-continua)

***
AGGIORNAMENTO
Gent.le Direttore,

ho avuto modo di leggere gli articoli di approfondimento che la testate on-line “ Sassate” ha dedicato al “caso Amapola”.

Le sarei grato se volesse consentirmi, attraverso queste poche righe, di fornire ai suoi lettori qualche mia, seppur breve, considerazione in merito.

Prima però, mi consenta di sottolineare la chiarezza dimostrata dalla testata giornalistica da Lei diretta, nei miei confronti. Il sottoscritto, in tutta questa vicenda, non ha mai assunto la qualifica di soggetto nei cui confronti vengono svolte le indagini e “Sassate “, sul punto, non ha lasciato, ai suoi lettori margini di ambiguità; che Andrea Lorusso Caputi non abbia nulla a che spartire con le inchieste della magistratura sul caso Amapola, il lettore di “Sassate” ne è stato sempre consapevole.

Per quanto riguardo il merito della questione ed in particolar modo il motivo per il quale non ho sporto denuncia per calunnia, la risposta è molto semplice: ho avuto contezza della situazione solo nel momento in cui, sentito come testimone in dibattimento, sono stato messo al corrente del capo di imputazione e del soggetto imputato.

Infatti quando venni sentito dalla Guardia di Finanza venni ascoltato come persona informata sui fatti (qualifica che viene riservata ai futuri testimoni) e non mi venne detto assolutamente nulla relativamente al soggetto indagato ovvero al titolo di reato per il quale venivano svolte le indagini. Risposi semplicemente alle domande confidando nella mia totale estraneità a qualsiasi ipotesi delittuosa.

È di tutta evidenza che se il processo penale attualmente in essere nei confronti del sig. Allocca dovessi concludersi con una sentenza di condanna per millantato credito, sarà mia cura valutare ogni azione a tutela della mia persona, anche in sede penale, depositando, eventualmente, anche una denuncia-querela per calunnia.

Cordialità

Roma 24 luglio 2018

Andrea Lorusso Caputi

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