Cerciello Rega, il carabiniere indagato per la foto si difende: “i Pm mi ascoltino”

È passato un mese dalla tragica notte in cui Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere dei Carabinieri, veniva ucciso per le vie di Roma con undici coltellate. Colpi mortali inferti dall’americano Finnegan Lee Elder, arrestato poche ore dopo insieme al connazionale Gabriel Christian Natale Hjorth.

Nel frattempo, la Procura di Roma continua ad indagare sul caso, per determinare come si svolsero i fatti quella notte in cui ha perso la vita il 35enne di Somma Vesuviana, appena tornato dal viaggio di nozze.

Nei giorni seguenti al delitto, ha fatto parecchio discutere la foto di Hjorth bendato. L’autore di quello scatto, un maresciallo della Compagnia carabinieri Roma Centro e amico di Rega, è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio. Ma, in una memoria depositata dal suo avvocato, spiega che quell’immagine «non doveva essere pubblicata ma era riservata ad una chat WhatsApp di soli militari dell’Arma». A diffondere la foto, infatti, sarebbe stato un altro militare – già individuato – che però non apparteneva al gruppo di WhatsApp.

Nella memoria difensiva, il maresciallo dichiara di aver appreso della morte di Cerciello attraverso la telefonata di un collega, intorno alle 5.40 del 27 luglio. E che, su ordine del proprio comandante, si era subito attivato nella ricerca dei responsabili, in un primo momento ritenuti di origine magrebina.

Il maresciallo dichiara che, subito dopo la morte di Cerciello, nella chat di WhatApp i carabinieri iniziarono a scambiarsi «centinaia di messaggi e di foto di pregiudicati» per aiutare le indagini e individuare i due criminali. Appena i due americani furono fermati, la notizia fu dunque condivisa in questa chat.

Nel portare in caserma i due sospetti, uno dei giovani – Natale Hjorth – avrebbe colpito con una testata al volto il maresciallo. E, una volta negli uffici, avrebbe continuato a dare testate. Fu quindi bendato, per evitare che il giovane facesse male agli altri e a se stesso. Non dal maresciallo, ma da un altro carabiniere. Con l’approvazione dei due ufficiali presenti.

È a questo punto che il maresciallo indagato decise di scattare la foto a Natale, condividendola nella chat «riservata unicamente a carabinieri». Era stato ucciso un loro collega, e voleva «rassicurare tutti» sul fatto che i colpevoli fossero stati arrestati e «far notare che l’informazione inizialmente fornita» da Andrea Varriale, in servizio quella sera con Cerciello, in merito alla nazionalità degli aggressori «fosse totalmente inesatta».

Il legale del maresciallo chiede ora ai Pm di interrogare il suo assistito.

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