Capo di SM Difesa: ecco chi continua ad intorbidare le acque e a danneggiare l’Aeronautica

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C’è una vera e propria guerra tra generali a quattro stelle lungo la strada che porterà alla nomina del nuovo Capo di Stato Maggiore della Difesa. Una guerra che prolunga una vecchia “faida” all’interno dell’Aeronautica, cui dovrebbe toccare – dopo aver saltato un giro proprio per le conseguenze di quella lotta intestina – la poltrona di vertice delle Forze Armate italiane.

Il candidato in pole position, si sa, è l’attuale numero uno dell’Arma Azzurra, Vecciarelli. Che però non riscuote grandi simpatie sia all’interno che all’esterno della forza armata. I motivi “Sassate” li ha elencati pochi giorni fa (vedi), suscitando grande interesse e molti consensi.

E non è neppure tutto. Perché si è saputo che, grazie forse alla sponsorizzazione da parte del Pd, Vecciarelli ha scavalcato diversi altri generali di squadra aerea più meritevoli e sempre primi nelle graduatorie di merito operative e di Stato Maggiore. Inoltre, non avrebbe mai comandato grandi unità, né guidato missioni reali o almeno aver ricoperto la carica di caporeparto allo Stato Maggiore Difesa. La sua esperienza, insomma, sarebbe tutta concentrata sulla gestione del personale dell’Arma Azzurra e sulle problematiche di Segredifesa. In molti, all’interno dell’Aeronautica, ricordano poi quando -da responsabile del delicato progetto P1HH- ammise, durante un’audizione in Commissione Difesa, che il programma non aveva raggiunto i traguardi stabiliti. Insomma, una carriera un po’ oscura per chi mira ad arrivare ancora più in alto.

Ma non è un mistero che anche in via XX Settembre, Vecciarelli riscuota poche simpatie. Se può contare sull’appoggio dell’attuale CSMD, il “generalissimo” Graziano-Badoglio, non altrettanto può dirsi del potente direttore degli armamenti, Magrassi, anche lui generale di squadra aerea, ormai colpito dai limiti d’età (63 anni) nel febbraio scorso ed ancora al suo posto solo per il caritatevole intervento dell’ex-ministra Pinotti, che lo ha trattenuto in servizio.

Non potendo aspirare a prendere il posto di Graziano (ma ci sta ancora provando) e aspirando a restare al ministero almeno come consigliere militare della neo-ministra Trenta, a Magrassi non dispiacerebbe affatto far saltare un altro giro alla forza armata di appartenenza, pur di non vedere Vecciarelli sulla poltrona più prestigiosa della Difesa.

E secondo le voci di corridoio, il suo candidato preferito sarebbe il capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Girardelli. Un altro quattro stelle che ha fatto carriera come capo di gabinetto della Pinotti.

Per l’Aeronautica sarebbe uno smacco troppo forte e difficilmente potrà concretizzarsi. A meno che le gaffe e le esternazioni anti-bombardamenti di Vecciarelli finiscano davvero per farlo giudicare poco adatto al vertice dell’apparato difensivo italiano.

Sarebbe la seconda volta nel giro di pochi anni per l’Arma Azzurra. I CSMD, infatti, sono stati sempre nominati secondo la rotazione E-M-E-A (Esercito, Marina, Esercito, Aeronautica, poi di nuovo con la medesima cadenza).

L’ultima volta, doveva toccare, appunto, all’Arma Azzurra. Candidato obbligato: il capo di Stato Maggiore, generale Preziosa. Stranamente, per una “faida” a colpi di lettere anonime esplosa all’interno della forza armata e che lo vedeva contrapposto proprio al collega Magrassi, l’alto ufficiale finì incriminato dalla Procura della Repubblica e quindi – al momento della meritata promozione al gradino superiore -scattò il criterio dell’inopportunità.

L’Aeronautica perse la poltrona a vantaggio di un altro capo di gabinetto di lungo corso come il generale Graziano e dovette accontentarsi del “premio di consolazione” della Direzione Armamenti per il rivale di Preziosa, appunto Magrassi.

Naturalmente, quando ormai era troppo tardi, il capo di Stato Maggiore dell’Arma Azzurra fu poi assolto con formula piena dal Tribunale Militare, con una motivazione che indicava quella forza armata come un vero e proprio covo di vipere.

Oggi, la situazione non sembra granché cambiata e la “faida” tra generali potrebbe ancora avere un seguito per la nomina del futuro capo di Stato Maggiore della Difesa.

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