Anche Federmar in campo contro Grimaldi, Cgil-Csl-UIL e Capitanerie di Porto in difesa dei marittimi italiani

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Anche Federmar, il sindacato più rappresentativo (soprattutto al Sud) dei marittimi italiani, ha deciso di dire basta allo strapotere di Grimaldi in tema di utilizzazione di lavoratori extra-comunitari a bordo delle proprie navi. E a scendere in campo in difesa dei diritti di quelli italiani disoccupati (alcune decine di migliaia), è lo stesso segretario generale, Alessandro Pico, con un comunicato stampa in cui usa toni di una durezza senza precedenti.

Perché Pico non si limita a polemizzare con l’armatore napoletano (che sarebbe pure in difficoltà economiche) ed il vertice di Confitarma, ma attacca frontalmente anche le strutture ministeriali del vecchio governo, accusa di asservimento i sindacati confederali e getta ombre inquietanti sui controlli svolti dalle Capitanerie di Porto, accusate di ignorare il problema dei marittimi extra-comunitari e di concentrare stranamente gli sforzi sui contratti in essere sulle navi delle compagnie concorrenti di Grimaldi: Moby e GNV.

Quindi, non più soltanto Vincenzo Onorato, non più soltanto Marittimi per il futuro, non più soltanto Confintesa, Beppe Grillo, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il fronte in difesa dei diritti dei marittimi italiani, alla fame per dare lavoro agli extra-comunitari che costano molto meno, si allarga con il passare dei giorni. E si alza anche il livello della polemica, con l’invito al nuovo governo di accelerare e controllare gli interventi a bordo delle navi battenti bandiera italiana che continuano ad usufruire di sgravi fiscali totali ormai ingiustificati.

Ecco comunque il testo integrale del comunicato diffuso da Federmar:

“Qualche giorno fa – scrive Pico – l’armatore Messina, Presidente della nuova associazione AssArmatori, ha rilasciato un’intervista nel corso della quale, tra i vari argomenti affrontati, ha proposto un censimento dei marittimi italiani al fine di aumentarne le possibilità occupazionali, “riformando il settore e facendo una mappatura seria della domanda e dell’offerta”. Nel 2006 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DPR n. 231 sulla nuova disciplina per il Collocamento della Gente di Mare, recante tutta una serie di innovazioni mirate a monitorare la categoria ed a gestire il mercato del lavoro marittimo”.

Purtroppo – continua il segretario generale della Federmar – anche questa riforma, come d’altronde quasi tutte quelle che riguardano i marittimi, è abortita con il risultato – come confermato dal Presidente di Assarmatori Messina – che quando si parla di questi lavoratori si parla di numeri sparati a caso”.

“Di chi è la responsabilità?” si chiede. “In primo luogo dei Ministeri competenti – Trasporti e Lavoro – che avrebbero dovuto dare corpo all’atto legislativo. Della Confitarma, che ha sempre osteggiato ogni riforma del mercato del lavoro marittimo con l’obiettivo di consentire l’imbarco, sulle navi dei propri associati, di lavoratori extracomunitari lasciando a terra quelli italiani. Dei sindacati confederali di categoria che su questa materia hanno sempre assecondato i voleri della Confitarma”.

In particolare – precisa Pico – di Manuel Grimaldi che oggi col suo prestanome e nuovo Presidente della Confitarma Mattioli si sta ponendo al di sopra delle Capitanerie che in barba alle nostre richieste – anche di acceso agli atti – non effettuano i dovuti controlli sulle Nazionalità degli Equipaggi imbarcati sulle navi in servizio di cabotaggio Continentale, Insulare e Transnazionale così previsti dall’articolo 9, comma 3, del Decreto Legislativo n. 221 del 2016 (Cociancich), tant’è vero che sulle navi Grimaldi continuano ad essere imbarcati lavoratori extracomunitari.

È molto strano – prosegue –  che le uniche verifiche che le Capitanerie di Porto hanno fatto – su espressa richiesta del sindacato confederale – siano state quelle sulle navi  noleggiate a scafo armato – cioè sotto la diretta responsabilità socio/economica del proprietario/armatore – dal gruppo Moby e GNV e relative ai salari del personale extracomunitario imbarcato”.

Evidentemente il Gruppo Grimaldi con una flotta di oltre 100 navi e l’asservimento di questi “Paladini” che non vedono, non sentono, non parlano, sta cercando di contrastare una ITALIANA concorrenza servendosi di equipaggi extracomunitari per il 65% i quali coi loro bassi stipendi contribuiscono a risanare i circa 3 miliardi di debito (bilancio 2016)” – denuncia il segretario generale. E prosegue: “È convincimento di questa organizzazione sindacale che se il sindacato confederale avesse pensato meno alle poltrone nella gestione dei porti e della logistica e fossero state realizzate le varie riforme proposte negli anni, non ci sarebbe stato bisogno di alcun “Cociancich” perché il mercato del lavoro marittimo di questo paese sarebbe stato governato con benefici sia per i lavoratori italiani che per quelli extracomunitari e quindi anche per le aziende“.

È auspicio che in materia di occupazione marittima questo Governo si dimostri più sensibile di quelli che lo hanno preceduto e nel caso qualcuno intenda delocalizzare la Bandiera delle navi verso altre Europee più comode ben venga l’applicazione degli articoli 4 e 5 del Decreto per la Dignità dei Lavoratori e delle Imprese del 2 luglio 2018” conclude Pico.

 

 

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