Leonardo e MBDA, un dipendente ci scrive: “è uno schifo, ma forse c’è speranza”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di un dipendente del colosso missilistico europeo MBDA, società della quale Leonardo Spa detiene il 25%, che, per ovvi motivi, preferisce restare anonimo.

“Sono un dipendente di MBDA di lungo corso ed ancora prima di aziende afferenti al gruppo Finmeccanica (ora Leonardo). Spero perdonerà l’anonimato, ma l’ambiente in cui vivo soprattutto negli ultimi anni mi obbliga, per la mia sopravvivenza economica, a comportarmi in questo modo. Mi sono permesso di scriverLe dopo aver letto la sua “sassata” a Leonardo (vedi) e ad MBDA (vedi) che un mio gentile collega, che vive le mie stesse condizioni, mi ha passato.

Il mio primo commento è stato “forse c’è ancora speranza in questo mondo corrotto”. E da qui la mia decisione a condividere con Lei, se avrà la pazienza di leggere queste poche righe, lo schifo che si vive nelle aziende ex di stato come MBDA. Il caso a cui Lei fa riferimento nel suo articolo è relativo alla responsabile delle risorse umane dell’azienda che, per così dire, pizzicata con le mani nella marmellata si è dovuta dimettere per scongiurare il licenziamento da parte dell’azienda.

Ma Le assicuro che questo non il solo caso a cui assisto allibito in questa società. Perché se il capo del personale ha combinato quello che ha combinato, gli altri top manager non sono certo da meno. Il tutto in barba agli organismi di controllo che non fanno altro che lanciare audit inutili su questione altrettanto futili tanto per giustificare la loro esistenza e operatività, fermo poi restando il fatto che sulle questioni serie, nel migliore dei casi, girano lo sguardo da un’altra parte.

Quindi mentre l’azienda non fa altro che informare i normali dipendenti su tutti i canali possibili della necessaria applicazione dei processi e delle procedure, dell’osservanza di leggi e codici etici, quando si tratta di alcuni soggetti aziendali magicamente queste norme vengono dimenticate o non applicate.

Ed è qui che assistiamo in azienda alla presenza di dirigenti che andati in pensione il 31 del mese rientrano in azienda con profumate consulenze il primo del mese successivo. Non solo. In alcuni casi nella trattativa della loro buona uscita dall’azienda rientra l’assunzione di un figlio o di un parente in barba a tutti i codici etici pubblicati per i normali mortali.

Ma il mercato delle assunzioni è molto più ampio purtroppo, perché queste vengono usate anche per costruire e rinforzare le “relazioni personali” del top management che assume i “soliti figli di” funzionari del gruppo Leonardo (fa sempre bene avere appoggi tra i corridoi di piazza Montegrappa) oppure delle forze armate (in barba alle norme sul conflitto di interessi) e comunque in tutti quegli ambiti che possono essere utili a sviluppare la propria carriera non basata sulle capacità professionali, ma su quanti favori riesci a fare.

Anche in questo caso l’organismo di vigilanza dell’azienda dorme o non vuole vedere, quando poi basterebbe solo fare una cernita superficiale per vedere quante decine di persone sono figli/e di militari, funzionari di aziende o di stato o di professori universitari già operano in azienda.

Ora l’azienda che giustamente si è rivalsa sul capo del personale per le sue prodezze dove era quando si facevano e si fanno questo tipo di assunzioni.

Purtroppo questo management utilizza l’azienda come se fosse propria e questo succede da anni, anzi direi da sempre. E così si assiste impotenti a queste vicende che, anche se a volte sono state denunciate, le stesse sono state prontamente messe a tacere. Ovviamente il sindacato tace perché anche lui per ottenere dei piccoli vantaggi chiude gli occhi su vicende che vanno al di là della vita aziendale come quando mesi fa venne affissa nella bacheca sindacale del mio sito una denuncia per molestie sessuali di cui un importante membro della dirigenza era accusato.

La denuncia fu fatta sparire e fu avviata un’indagine da parte della sicurezza per scoprire chi avesse fatto tale denuncia. Nulla però fu fatto sulla verifica del contenuto della stessa (anche se purtroppo di dominio pubblico).

Non entro poi nel discorso degli acquisti effettuati in azienda perché mi rendo conto che mi sono già dilungato abbastanza.

In ogni caso, la ringrazio, al di là se questa conoscenza epistolare continuerà, per quanto ha già scritto. Mi ha regalato un raggio di sole in questo mondo sporco e grigio in cui sono costretto a continuare a lavorare per far proseguire gli studi ai miei figli per cercare, magari con il suo contributo, di lasciargli un mondo migliore”.

Con osservanza un dipendente MBDA

Commenti

  1. Non è una novità. Già dai tempi di Craxi esistevano percentuali per i top manager, i responsabili di settore etc. E c’è chi ha fatto una carriera velocissima proprio perché conservava dossier “scottanti”. !

  2. Non ci lavoro piu’, ma guardo con soddisfazione e tristezza quello che sta accadendo.
    E’ conseguenza del fatto che la meritocrazia in Finmeccanica/Leonardo non e’ mai stata di casa, o meglio fino ad un certo livello operativo/tecnico, gli servi ed allora ti trattano bene, oltre si va per appoggi e raccomandazioni.

    Parenti o vicinanza con vescovi , cardinali, politici e militari sono condizione necessaria per fare carriera, ma per taluni incompetenti diventano anche condizione sufficiente e quindi tante posizioni importanti vengono occupate a vita da personaggi estremamente scarsi.
    Guardate la rubrica e scoprirete tanti cognomi illustri.

    Ricordero’ sempre un mio collaboratore che mi chiedeva l’aumento, ed al quale avevo tanti motivi per dirgli di aspettare, che mi diceva.. “nun c’e’ problema, se me poi aiutà te ringrazio, se no, ce penso da solo, nun te preoccupà per me e’ lo stesso, nun ce l’ho co te, te capisco”.
    Manco a dirlo il mese dopo il personale mi consegnava un lettera con l’aumento, da recapitare al mio collaboratore. E cosi ogni anno.
    Per i sindacati ovviamente, andava bene cosi’, per cui alla fine e’ chiaro che e’ tutto un sistema di scambi di favori e se sei fuori ci rimetti, e se ci entri dentro ti comprometti e quindi poi non vale recriminare.

  3. Mi viene una tristezza infinita ho dato una vita a queste aziende ho lavorato anche con la febbre addossoNon certo per vantarmi, ma perché mi sentivo responsabilizzato: un piccolo ingranaggio di un sistema azienda funzionante. Il collega che scrive sicuramente è un mio ex collega con la stessa storia aziendale. Sottoscrivo interamente tutto per averlo vissuto sulla mia pelle e quella dei miei figli. Vittime per aver avuto un padre che sapeva lavorare, ma senza conoscenze importanti. Un ultimo appunto, ne vale la pena ricordarlo, il travaso in toto dei dipendenti di una azienda esterna ad alta specializzazione in MBA azienda di proprietà di un dirigente. Queste sono cose che fanno male ai giovani, ai nostri figli. Non può esserci luce in fondo al tunnel. Grazie per il vostro lavoro dimessa evidenza del malcostume generale. Vi ricordo di mantenere anonimato.

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