Marina Militare, un Vulcano in eruzione per Bono e Girardelli

Chi pagherà per i danni causati dall’incendio alla nave Vulcano? Fincantieri o Pantalone? Erano le 22:30 del 23 luglio 2018 quando la nave Vulcano, da poco varata con solenne cerimonia, è andata a fuoco. Un rogo di grandi proporzioni propagatosi in pochi minuti dalla pancia della nave sino alla Plancia (vedi qui).

Un disastro, visto che la Nave era attesa da anni per sostituire almeno una delle decrepite navi logistiche in servizio dalla metà degli anni 70. I danni sono stati ingentissimi non solo per la distruzione di tutti i cablaggi e l’impiantistica già installata, ma soprattutto per le strutture portanti della nave, fra cui i ponti e le paratie in acciaio investiti dalle fiamme altissime per decine di ore (vedi qui).

Già dalle foto si vedono le lamiere esterne della sovrastruttura della nave piegate per effetto del tremendo calore. Immaginate le condizioni di quelle interne, esposte per un’intera notte alle altissime temperature della “fornace” .

Per dare un’idea dei danni subiti dalla Nave, la data di consegna, prevista da contratto entro il 2019, dovrà essere spostata di almeno un anno, ovvero al 2020, se non ci saranno sorprese, beninteso. Sì, perché l’acciaio sottoposto ad altissime temperature si flette e si deforma in modo permanente, perdendo parte della sua capacità di resistere ai carichi e alle sollecitazioni meccaniche. Le strutture d’acciaio, compresi i ponti esposti all’incendio andrebbero quindi rimossi e sostituiti con parti nuove.

Com’è possibile che una nave militare nuova di zecca, dal costo di centinaia di milioni, ancora sotto la piena responsabilità di Fincantieri possa andare in fumo. Possibile che non vi fosse sorveglianza a bordo essendovi apparati/sistemi o macchinari alimentati? A che livello di leggerezza si è operato? La nave non era ispezionata da ronde? Situazione inaccettabile sotto tutti i punti di vista.

È stato un disastro sorprendente per tutti, ma non per l’Ad di Finchantiers Giuseppe Bono che si stupisce perché ci si meravigli di questo disastro. Per lui non vi sarebbe nulla di strano in un rogo  che devasta una nave militare appena varata. Come se fosse normale che nei cantieri Fincantieri le navi nuove prendano fuoco.

Giuseppe Bono dice che il fenomeno accade anche nei suoi cantieri in cui costruisce navi passeggeri, niente di personale contro i militari dunque. Capita anche con i clienti civili. Beh allora non vi è davvero motivo di scandalizzarsi. Un vezzo del brand, per così dire. E, da gran gigione qual è, già avanza un tesi bizzarra, ma che diventerà presumibilmente il mantra dei prossimi mesi per non pagare le penali per il ritardo nella consegna della nave.

L’incendio sarebbe avvenuto non già per incuria, negligenza, precauzioni inadeguate, sabotaggio di lavoratori imbestialiti per essere stati messi in cassa integrazione appena varata la nave, nonostante le 10 Fregate Fremm in costruzione e così via (da notare che dopo l’incendio la cassa integrazione è stata sospesa e i lavoratori sono tornati a pieno regime), ma per cause di “forza maggiore”, assolutamente imprevedibili. Un atto di Dio. E come tale, esente da penali a carico di Finchantiers.

Il punto come al solito è chi pagherà (ma il lettore navigato l’ha già capito). Coloro ai quali era affidata la nave o Pantalone? Vale la pana guardare questo video per capire il Bono pensiero (vedi video sotto).

Immaginate di aver pagato (peraltro a carissimo prezzo, perché la casa costruttrice opera in regime di monopolio) per una macchina nuova e invece il concessionario ve ne vuole consegnare una pesantemente incidentata, storta, rappezzata alla meglio, con la carrozzeria indebolita, riparata con lo stucco, lamierini, saldati su quelli deformati per coprire le magagne, cosa fareste?

Sì, avete capito bene, vi è il rischio concreto che invece di sostituire tutte le parti interessate dalle fiamme con altre nuove, integre e rispondenti ai necessari requisiti di robustezza, Fincantieri possa limitarsi a “coprire” le parti deformate con pannelli dritti per motivi estetici.

Una  “pecionata” ignobile, ma risolverebbe una grana gigantesca per il vertice di Fincantieri, naturalmente a scapito dello Stato che pagherebbe il costo di una nave nuova ottenendone una danneggiata (con qualche sconto simbolico per evitare la galera dei firmatari della relativa documentazione amministrativa).

Perché tale disegno possa compiersi, sarebbe tuttavia necessaria l’acquiescenza della Marina Militare e del suo Capo di stato maggiore Valter Girardelli. Solo infatti con il consenso del Capo della Marina si potrebbe compiere un inciucio di tal genere. Possiamo quindi stare tranquilli.

L’inciucio si farà, magari dopo aver sostituito l’attuale capo dell’agenzia contrattuale della Difesa Navarm, con uno più docile e mansueto, perché quello attuale ha troppo testosterone per piegarsi davanti a una tale porcheria. Nei corridoi del palazzo si parla del docile Ammiraglio Guma. A volte però i mansueti quando sono onesti, se messi all’angolo, tirano fuori le unghie. Chissà che Guma non fermi Golia.

Commenti

  1. Rimango basito dalle parole, dalla ‘presentabilita’ , e in ultima analisi dalla figura tutta del Bono. Simile figuro, peraltro con cadenze venete e relative bestemmie, non sarebbe neanche giustificabile in uno “Squero” veneziano…..

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