Ecco cosa prevede il patto segreto Salvini-Di Maio sulla Rai

Il prossimo CdA della Rai, in base alle nuove norme, prevede non più nove, ma solo sette consiglieri. Il Presidente (che dovrà comunque sempre avere il gradimento dei due terzi della Commissione di Vigilanza) e l’Amministratore Delegato saranno indicati dal governo attraverso l’azionista Ministero dell’Economia.

Poi ci sarà la novità del membro scelto dai dipendenti (è a questo seggio che punta Michele Santoro). I restanti quattro consiglieri saranno scelti dai parlamentari di Senato e Camera dei Deputati.

Teoricamente, secondo i criteri di rappresentatività, dovrebbero essere indicati, uno ciascuno, dalle quattro formazioni più forti: M5S, Lega, Pd e Forza Italia. Solo teoricamente, però. Perche’ su questa ripartizione, Salvini (d’accordo con la Meloni) e Di Maio hanno concordato un “piano B”.

Qualora Forza Italia dovesse rompere l’unità del centrodestra e votare la fiducia (magari d’accordo con il Pd) al governo “tecnico di tregua” voluto dal Presidente Mattarella, scatterà la “rappresaglia” sulla Rai. M5S e Lega sono infatti pronti a fare filotto: due consiglieri saranno scelti dai grillini e gli altri due (uno dei quali “gradito” da Fratelli d’Italia) dalla Lega. Arrivederci e grazie.

D’altronde, non sarebbe la prima volta che la Rai anticipa i futuri equilibri politici, a prescindere da chi uscirà vincitore dalla prossime elezioni politiche anticipate. E poi, con quattro consiglieri su sette, i vincitori del 4 Marzo potrebbero tranquillamente condizionare tutte le scelte strategiche più delicate di viale Mazzini. Partendo dai direttori di testata. Per poi passare subito all’opera di ripulitura dalla incrostazioni di corruzione e di incapacità, a comunciare dalla Produzione.

All’origine del “piano B”, c’è anche un altro fattore: Di Maio e Salvini (in questo in pieno accordo con la Meloni) sanno benissimo che il futuro ministro dell’Economia sarà pesantemente condizionato, nelle sue scelte, dal Quirinale e dalle varie lobby politico-economico-finanziarie appena scalzate di sella.

E quindi, proprio a partire dalla Rai, intendono lanciare un messaggio duro e preciso. Sulle nomine e non solo. A prescindere da quando si tornerà a votare.

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