Ecco cosa nascondeva il “blitz” televisivo Rai Tre-ANPI nella tomba del Duce; le rivelazioni di Caio Mussolini

Adesso, forse, è tutto un po’ più chiaro. Dietro lo squallido blitz antifascista all’interno della tomba di Benito Mussolini, ideato e portato a termine dal sindaco Pd di Predappio, con la complicità di Rai Tre e dell’immancabile ANPI (leggi qui), ci potrebbe essere la ricerca dei finanziamenti necessari a mettere in piedi la fondazione che sogna (e vorrebbe guidare) lo stesso Frassineti.

È quanto sospetta il comandante Caio Giulio Cesare Mussolini, bisnipote e ultimo discendente maschio del Duce. “Sassate” lo ha intervistato ed ecco le sue risposte.

Comandante, cosa ha da aggiungere a quanto è avvenuto?

«Più ci pensavo e più mi rendevo conto che c’era qualcosa che non tornava. Il sindaco di centrosinistra di Predappio, Giorgio Frassineti, è un opportunista, ma non è stolto. Ritengo che quello che è successo non possa essere stato un “errore” in buonafede o una provocazione fine a se stessa. Quindi, poiché a me piace molto il team work, assieme a qualche amico abbiamo analizzato la situazione in maniera più approfondita per capirla meglio e individuare quali eventuali benefici poteva trarre il Frassineti da tutto quello che è successo».

A quali conclusioni siete arrivati?

«Incominciamo col dire che Frassineti è al secondo mandato, che scadrà nel 2019. Quindi non potrà ricandidarsi come sindaco. Da qualche anno, ha come obiettivo la creazione di questo museo, che dovrebbe anche funzionare come centro studi, nel vecchio palazzo della Casa del Fascio a Predappio. Ed è innegabile che questa iniziativa abbia riscosso diverse simpatie a destra. Per contro, il suo progetto è stato osteggiato principalmente dalla sinistra e associazione partigiane varie, che hanno chiesto a gran voce la cancellazione dello stesso e la revoca dei dei fondi – statali – stanziati. Ovviamente il progetto senza fondi non potrebbe andare avanti».

E questi fondi dovrebbero provenire da Governo e Regione che sono di sinistra…

«Esattamente. E che opportunità migliore per recuperare credibilità verso la sinistra che profanare e oltraggiare la cripta della famiglia Mussolini? Altrimenti come si spiega che abbiano incominciato discutendo nella casa del fascio, e siano finiti con le telecamere della Rai nella cripta dove riposano i nostri parenti, che è un luogo sacro e privato?»

Una tesi interessante. 

«E non è finita. Frassineti gioca da parecchio tempo su due fronti: uno è quello di  minimizzare l’importanza nella economia di Predappio dell’indotto derivante dal Duce, lasciatemi usare questo termine. In una intervista del 17 luglio scorso a AlaNews ha dichiarato che se passasse la legge Fiano non esiterebbe a far “chiudere i negozietti di souvenir che ci sono a Predappio e che le partite iva a Predappio sono ben 630, e i tre negozietti non contano nulla…”, aggiungendo però che lui è contrario alle leggi che “vietano e puniscono”».

E l’altro fronte? 

«Nella stessa intervista, si sposta appunto sull’altro fronte – che lui chiama “seconda parte del film” – e si fa parte attiva, anzi attivissima nel sollecitare “i soldi necessari al governo per fare quello che voglio fare da tempo, un centro studi documentazione sul ventennio…»

E perché il sindaco avrebbe tutto questo interesse a fare il Museo nella Casa del Fascio?

«Anche io me lo sono chiesto e arriviamo al punto. Di sicuro la storia e il fascismo non mi pare siano la sua passione, essendosi laureato in Scienze Geologiche a 26 anni e avendo un passato professionale come dipendente – a part-time al 50% – della Regione Emilia Romagna nel Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua. Leggo anche che si occupava delle delle problematiche legate alla pianificazione delle acque sotterranee, della vulnerabilità degli acquiferi e delle aree di salvaguardia delle acque destinate al consumo umano. Ora, a meno che la sua passione per lo studio del fascismo sia nata osservando ad esempio il troncone Grande Sifone Leccese dell’acquedotto pugliese, dovevano esserci altre ragioni per il suo interessamento».

Secondo lei quali sono queste ragioni?

«Rispetto alle critiche sui contenuti che ho letto in questi mesi, ci siamo posti una questione riguardante la gestione: chi sarà a portare a termine il progetto e a gestire i 6 milioni di fondi pubblici chiesti  per il museo nella Casa del Fascio? E in che maniera? Poiché mi risulta difficile credere che il piccolo Comune di Predappio abbia le risorse umane sufficienti per un progetto del genere. Forse si pensa di fare una fondazione mista pubblico-privati? E arriviamo all’ultima incognita: chi potrebbe essere il presidente di questa fondazione?»

Tutte domande di cui sarebbe interessante conoscere la risposta. A che conclusione è arrivato? 

«Che forse la profanazione della nostra cripta era solo un modo per recuperare simpatie a sinistra e togliersi di dosso l’alone di revisionista che gli era stato appioppato da quella parte politica nei mesi scorsi, e favorire l’arrivo dei finanziamenti».

A che punto sono i contatti con i legali di famiglia per la denuncia che avete deciso di presentare contro i partecipanti al blitz?

«Vediamo cosa succederà nei prossimi giorni dopo che avremo definito con i nostri avvocati come procedere. Intanto vorrei ringraziare le persone che ci hanno scritto esprimendoci la loro solidarietà. Grazie ai tanti amici, anche di sinistra, e anche a coloro che si sono proposti per darci un aiuto concreto, ad esempio supportandoci con la loro professionalità».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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