Rai Pubblicità-Vigilanza: allora, Piscopo, chi racconta balle? (3)

Affrontato e messo ben a fuoco il disastro attraverso cui l’ex-SIPRA ha distrutto “il valore della risorsa pubblicitaria della concessionaria pubblica”, la Commissione Parlamentare di Vigilanza si avvia alle conclusioni.

E pur senza neppure poter immaginare a cosa si sarebbe giunti con il caos dei prezzi degli spot per il fallimentare programma di Fabio Fazio (i dati sono stati illustrati dal “Fatto quotidiano” di due giorni fa), assesta un’altra mazzata memorabile a Rai Pubblicità: “la sistematica violazione dell’affollamento settimanale, conduce ad un eccesso di offerta pubblicitaria da parte della concessionaria pubblica, sia nell’ambito delle reti generaliste -che si giovano della possibilità di ‘spalmare’ l’affollamento settimanale sull’insieme di tre palinsesti, concentrando la pubblicità sul canale a più alta audience come Rai Uno – sia rispetto ai canali semi generalisti e tematici, cui viene applicato il solo limite orario. Ci sono esempi quotidiani di programmi, tra cui film su Rai Uno – accusa l’organo parlamentare – nei quali tra auto promozioni e spot la durata dell’interruzione supera i cinque minuti. Per non parlare della comparsa sulle reti Rai delle tele promozioni e delle televendite, tipologie di comunicazione pubblicitaria tipiche delle emittenti commerciali, in passato mai diffuse dalla concessionaria pubblica”.

Cos’altro di peggio poteva dire la Vigilanza? Davvero nulla di più, per bocciare senza appello la dissennata politica commerciale dell’ex-SIPRA.

Già, ma allora cosa bisognerebbe fare? Anche qui la Commissione non si tira indietro e al termine della risoluzione che potrebbe (e dovrebbe) essere votata prima delle vacanze di Natale, avanza la sua proposta.

Una proposta che “impegna il Consiglio d’Amministrazione… ad adottare entro centottanta giorni… procedure aziendali idonee a: consentire un’adeguata valorizzazione degli spazi pubblicitari, così da evitare che siano commercializzati a prezzi inferiori a quelli di mercato; applicare su ogni singola rete e non cumulativamente per le tre reti generaliste, il limite del 4 per cento di affollamento pubblicitario settimanale di cui all’articolo 38, comma 1, del TUSMAR; escludere la trasmissione sui propri canali di telepromozioni e televendite, che sono forme di comunicazione commerciale che appaiono proprie più dei network nazionali e delle televisioni locali, che della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo“.

Adesso, caro Piscopo, non le resta altro da fare (ammesso e non concesso che debba toccare ancora a lei) che scatenare politici, lobbisti e giornalisti fidati per fare in modo che questa risoluzione non venga approvata o almeno finisca “congelata” in attesa della fine della legislatura. Ma il giudizio morale sul suo operato, quello resterà, si rassegni.

(3-fine – le precedenti puntate sono state pubblicate il 29 e 30 novembre)

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