Rai, schiaffi continui: mentre si nominano i nuovi vertici, il Consiglio di Stato blocca la gara sui services

Ancora un ceffone giudiziario per le “gare frallocche” ideate e messe a punto dalla Direzione Produzione, guidata dall’inamovibile Roberto Cecatto, protagonista proprio in questi giorni di una lunga trasferta a Milano (anche in cerca di appoggi leghisti, secondo le malelingue).

La quinta sezione del Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha infatti deciso di bloccare la contestata gara ENG-Rai sui services da utilizzare nell’area metropolitana della capitale. È una significativa vittoria per le società che già avevano fatto ricorso al TAR, ma soprattutto per il nuovo sindacato ASA (Autonomo Sindacato Audiovisivi), che sta riunendo gran parte dei lavoratori del settore esterni, impiegati (ma sarebbe meglio dire sfruttati), da viale Mazzini.

Nella motivazione del provvedimento, i giudici del massimo organo della giustizia amministrativa dicono esplicitamente che “la soluzione cautelare più adeguata è quella di impedire comunque la stipula del contratto”. Ed ora alla Rai non resta altra strada che annullare il bando di gara e procedere ad una sua più adeguata riformulazione, che tenga conto di quei parametri economici in favore degli operatori esterni finora ignorati o comunque tenuti in minima considerazione.

Il tutto, è l’auspicio, al termine di un confronto complessivo con le società di services e del battagliero sindacato ASA, senza il consenso del quale sarà altrimenti molto difficile trovare una soluzione che consenta la ripresa della collaborazione.

Nel frattempo, non mancano le polemiche sulla designazione dei nuovi vertici Rai. Se l’amministratore delegato Fabrizio Salini sta cercando frettolosamente di liberarsi dei sospetti di renzianismo e delle quote della società di produzione “Stand by me” (specializzata anche in Leopolde), di cui è dg ma anche socio al 5 per cento, per provare a smontare l’accusa di possibili conflitti d’interesse, il designato presidente Marcello Foa non sta certo messo meglio.

Sulla carta, stando almeno alle prime dichiarazioni di Pd, FI, FdI e LeU, difficilmente dovrebbe poter arrivare a quota 27, cioè al numero di voti necessari a fargli raggiungere i consensi dei due terzi dei componenti (40) della Commissione di Vigilanza. Ma all’interno di Forza Italia, si sta consolidando l’ipotesi di votare sì a Foa in cambio di una direzione o un TG di peso. Malelingue all’opera? Si vedrà mercoledì prossimo.

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