Registro internazionale, incontro con gli armatori. Onorato: «Basta privilegi» 

Confitarma e Assarmatori sono state convocate dal direttore generale del ministero dei Trasporti, Mauro Coletta, per discutere del registro internazionale. Un’occasione importante, che non va assolutamente sprecata.

Il registro internazionale fu istituito con la legge n.30 del 1998 con la quale non solo veniva concessa agli armatori italiani la quasi totale defiscalizzazione dei profitti, ma anche lo sgravio dei contributi per i marittimi.

Di contro, lo Stato chiedeva l’impegno da parte degli armatori ad imbarcare gli allora marittimi italiani, oggi comunitari. Col tempo, però, si è iniziato ad imbarcare marittimi extracomunitari a stipendi da fame. Tenendosi però ben stretti i privilegi.

«La maggior parte degli extracomunitari imbarcati su navi italiane, e vi ricordo che una nave di bandiera italiana è un pezzo dello Stato Italiano ovunque essa si trovi nel mondo, non percepiscono realmente più di una manciata di dollari al mese» commenta Vincenzo Onorato, patron della Moby.

Tutto questo nel silenzio dei sindacati. E il perché è presto detto:  «i sindacati non protestano perché con un accordo del 2003 percepiscono per ogni marittimo extracomunitario imbarcato su nave italiana 190 euro – spiega Onorato -. Il risultato qual è? Cinquantamila marittimi italiani disoccupati, a casa a fare la fame, e gli extracomunitari sulle nostre navi a fare la fame direttamente a bordo. Chiamiamo le cose per come sono. Lo Stato italiano si è fatto complice degli armatori per lo sfruttamento degli extracomunitari».

Non riconoscendo in Coletta il referente adatto, il patron della Moby si rivolge direttamente al ministro Toninelli: «gli armatori italiani pretendono privilegi che nessuna industria italiana riceve, perfetto! Ma che sulle navi italiane vengano imbarcati marittimi italiani-comunitari o anche marittimi extracomunitari ma allo stesso contratto degli italiani, altrimenti fine dei privilegi. Non siamo razzisti e guai a chi sfrutta la povertà della gente».

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