UNINT, lo scenario si aggrava

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Sviluppi sconcertanti sulla vicenda da noi seguita per i fondi pubblici all’Università degli Studi internazionali di Roma, Unint.

Nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore Mario Palazzi del Tribunale di Roma oltre al reato di cui all’art. 640 bis c.p.  (Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) contestata in concorso con altri soggetti a Giovanni Bisogni – Presidente dimissionario, almeno formalmente – si legge una contestazione gravissima anche alla Unint ai sensi degli artt. 21 e 24 della legge 231/01 in relazione all’art. 640 bis c.p. concernente la responsabilità penale degli Enti.

In particolare questo reato comporta oltre a sanzioni pecuniarie, pari al triplo di quelle previste dal codice penale, anche sanzioni interdittive relative a richiesta di finanziamenti o contributi e fino alla revoca delle autorizzazioni che nel caso di una Università privata può portare alla revoca dell’accreditamento per il rilascio di titoli universitari. Proprio per questo motivo fa specie l’inerzia del Miur che comunque esercita la vigilanza sulle università con  poteri di commissariamento.

Il Miur è già stato in passato inerte e silente allorché l’Istituto San Pio V – ente promotore dell’ allora Università San Pio V, oggi Unint – mediante un protocollo d’intesa fece subentrare la Fondazione Formit ( Presidente Giovanni Bisogni e vice il figlio Fabio, come in Unint ) nella gestione dell’Ateneo; di fatto una vendita mascherata se si pone attenzione al fatto che il protocollo d’intesa non contiene una data di scadenza della gestione né un obbligo di rendicontazione , soprattutto tenendo conto che i vertici del controllato erano i medesimi del controllante .

Tutte delicatissime e importanti questioni sulle quali il Miur è rimasto marginale e distante.

Questa indagine sta scoperchiando molte diffuse opacità per troppo tempo taciute. Noi continueremo ad occuparcene a tutela delle famiglie che rischiano di vedere i titoli accademici dei loro figli vanificati perché rilasciato da una Università, la più piccola d’Italia, con una reputazione davvero singolare ed una gestione padronale della famiglia Bisogni che qualcuno dovrà spiegare.

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