Aero Club d’Italia, Giuseppe Leoni e i suoi 20 anni di gestione scellerata

Nei documenti che la rete rende disponibili sull’Aero Club d’Italia, governato da 20 anni dal leghista della prima ora Giuseppe Leoni, si può dare un senso alla pervicacia con cui il “senatur del volo” insiste per la poltrona di via Beccaria.

Le decisioni che più pesano sulla coscienza aeronautica di Leoni sono quelle di aver dissipato soldi, flotte di velivoli ed elicotteri e, soprattutto, conoscenze tecniche ed esperienze.

Prima cosa “eliminare i nemici”. Dopo averle fatte crescere, Leoni cancella le federazioni di specialità: per timore di essere defenestrato Leoni fa sparire la storica federazione volo a vela che aveva dato all’Italia decine di medaglie e la FIVU, volo ultraleggero. Il Volo Libero (FIVL) e i modellisti gli resistono, ma sono messe a tacere.

“Rendici i nostri aeroplani” potrebbero gridare i presidenti degli aeroclub che hanno sempre pagato il dovuto a Leoni, come Cesare chiese a Varo.

I primi a cadere sotto la scure dell’incapacità gestionale di Leoni e della sua squadra sono una miriade di pezzi di ricambio dell’L-19 che, negli ultimi decenni dello scorso secolo, l’Esercito Italiano regala all’Aero Club d’Italia per la divulgazione della cultura del volo, cioè senza fini di lucro.L’Esercito aggiunge le parti di ricambio. Un intero magazzino che viene passato in carico ad AeCI il quale custodisce le preziose parti in uno scantinato affittato (ancora oggi) a Rieti.

I ricambi aeronautici sono numerati e catalogati, soggetti a manutenzioni, controlli, scadenze. Senza documentazione le parti diventano ferro vecchio, inutilizzabili a meno di non voler rischiare la sicurezza del velivolo. Dal 2002, arrivato Leoni in AeCI, nel magazzino di Rieti cessa ogni controllo. Non ci sono registri, ciascun “amico di Leoni” può andare e prelevare a proprio piacimento. Non ci sono passaggi di carico. Non c’è modo di seguire la vita di ogni pezzo. Migliaia di euro di ottimo materiale buttati al vento.

Sono gli anni dei governi Berlusconi e Bossi e il super leghista Leoni, il celodurista di “Roma Ladrona”, scopre che a Lugo, patria di Francesco Baracca, funziona la Scuola Nazionale Elicotteri che sforna 20 piloti all’anno utilizzando elicotteri NH-300 prestati da AeCI. Leoni è uomo semplice: Lugo uguale Emilia Romagna uguale Partito Comunista. Non può essere, vanno fermati!

AeCI lancia un’indagine amministrativa sull’aeroclub di Lugo. Impone un commissario straordinario, un suo uomo fidato per trovare almeno un inghippo. Intanto si prende i 5 elicotteri e li sposta fuori dalla scuola. Dove li porta? Ce lo dice proprio lui in un’intervista a la Radio a Colori di RAI 1. Concetti aeronautici che fanno venire i brividi se non fossero comici.

 

Progetti sgangherati: 3 scuole con 5 elicotteri: “al sud, al nord”, nell’amata Bresso,  al centro. Buon paternalismo lumbard, tre come le persone della Trinità, per far volare i “ragazzi del sud”. Dove? Non si sa.

Non ci vuole un esperto di logistica per capire che 5 elicotteri in giro per l’Italia costano di più di 5 elicotteri sulla stessa base. Ma il condottiero di Mornago dimentica autorità e disposizioni locali. A Bresso quando vengono a sapere che su Milano si vogliono far volare elicotteri scuola c’è una sollevazione popolare.

Un’idea tanto balzana che è difficile pure da riferire.

E al sud, dove Leoni promette di far volare centinaia di giovani senza lavoro, non si trova una struttura che voglia accogliere un elicottero. Anche perché il Barone verde, da fine economista aeronautico, stabilisce il costo orario. Un costo insostenibile.

La storia finisce in tragicommedia. Le verifiche amministrative a Lugo non portano a nulla. Tutti assolti: non mancano soldi, non ci sono state né distrazioni né ruberie. Quindi commissariamento e intervento amministrativo erano inutili, tranne che per cinque elicotteri NH-300 fino a quel momento usati con efficienza.

Leoni comincia a farli trasferire per l’Italia, da un deposito all’altro, senza controllo, senza manutenzione, senza un progetto. Solo per spartire un po’ di soldi tra gli “amici” che li custodiscono. Gli elicotteri, macchine complesse e delicate, richiedono interventi manutentivi cadenzati, in pochi anni si trasformano in 5 pezzi di ferro.

Cinque elicotteri efficienti, valore più di 1 milione di euro, acquistati con fondi pubblici sono trasformati dall’aspirante stregone Leoni in rottami che vengono venduti da AeCI a poche migliaia di euro ad un Aero Club federato con lo scopo, cita il contratto, di “svolgere attività addestrative”.

Eppure quell’aeroclub non ha una scuola elicotteri e mai li utilizzerà per svolgere nessun addestramento. E’ forte il sospetto che gli elicotteri siano diventati pezzi di ricambio rivenduti su mercati paralleli illegali a prezzi di favore.

Non è l’unico “affare” combinato da Leoni da presidente di AeCI. C’è anche quello dei pezzi di ricambio per gli SF260, velivoli che l’A.M. utilizza da anni. La prima serie è dichiarata “Fuori uso”, così si rendono disponibili 63659,21 € di pezzi di ricambio con un valore ridotto del 95% perché i pezzi sono FUORI USO ovvero NON utilizzabili in volo. Aero Club d’Italia li acquisisce e li gira subito all’aeroclub di Voghera. C’è una delibera che lo riporta (leggi qui), firmata da Leoni e dal gen. Cacciatore, esperto pilota. Che fine hanno fatto quei pezzi che l’A.M. ha dichiarato fuori uso?

Aeroclub di Voghera che li ha acquisiti è una piccola “cooperativa con scopo sportivo” con pochi soci e senza nessun SF260. Come s’è potuto permettere 63mila euro di pezzi di ricambio da riqualificare con lunghe e costose operazioni? Ma se si immettono sul mercato, come sono, quei pezzi possono fruttare fino al 500 percento!

SF260 è un monomotore acrobatico molto apprezzato in campo civile dove è considerato la “Ferrari del cielo”. In USA ce ne sono a decine e c’è un fiorente mercato dei pezzi di ricambio, taluni introvabili perché non più in produzione. Si può sospettare che i pezzi dell’A.M. abbiano preso quella strada? E’ lecito che una federazione sportiva faccia da sponda ad un suo ente federato per ragioni di lucro? Non ci sono norme tecniche da rispettare? Eppure il gen. Cacciatore viene da una lunga carriera in A.M., certe norme dovrebbe conoscerle. Non c’è un obbligo di AeCI  di vigilare sull’attività dei suoi federati?

Poi c’è il capitolo dei soldi per il prof. Buonsanti dell’università di Reggio Calabria anche lui scelto alla buona. La ragione è corretta: diffondere la sicurezza volo. Le modalità meno: perché incaricare un solo relatore di girare per tutta Italia? Possibile che non se ne trovino altri? Eppure da oltre 20 anni ogni anno AeCI ha posti riservati al corso Sicurezza Volo dell’A.M.

Che fine hanno fatto i frequentatori che dovevano essere a disposizione dell’AeCI? E le direttive che nel 2008 il gen. Cacciatore, fedelissimo di Leoni, ha emesso per la sicurezza volo che fine hanno fatto? Zero. Solo facciata.

Nessuna attività ha avuto seguito, come la selezione effettuata nel 2016 per “esperti di sicurezza volo”. Tempo e soldi sprecati per lettere, inviti, valutare risposte che poi non hanno portato a nulla.

Però c’è il caso della dott.ssa Nicolini, pilota conosciuta per la temerarietà, senza alcuna qualifica in sicurezza che nel 2015 viene sanzionata per una indisciplina di volo grave e nel 2018, convertita da D’Accolti (??), fa parte della commissione per la sicurezza del volo (dec.to n. 77 1 giu.18). E i direttori di manifestazione, persone con brevetti da volo turistico e poche ore di volo, preparati con un corso di 4 ore escludendo i “nemici” anche se hanno 10000 ore di volo o hanno volato in manifestazioni?

Intanto la Corte dei Conti sta indagando su contratti dell’Aero Club d’Italia nel periodo in cui Leoni era presidente e che puzzano di “frazionamento artificioso della spesa”.

Molto si potrebbe dire sui rimborsi ai piloti che partecipano a gare internazionali, in molti casi, vincendole.

Il commissario Matera cerca di modificare le gestione di questi fondi che Leoni assegnava al caposquadra. Matera vuole che AeCI gestisca le spese alberghiere e trasporti. Nulla da fare. Così, tra i tanti casi, c’è quello di un atleta del volo libero che  riceve il rimborso per una gara mondiale in Sud America oltre 12 mesi dopo.

Questo si chiama promozione dello sport? Altre federazioni si comportano allo stesso modo?

Sembra che Leoni si sia abituato a selezionare le leggi: se fanno comodo vengono seguite a puntino, se creano difficoltà messe in un angolo. Tra queste quelle anticorruzione tutt’ora vigenti. La legge 190/2012 non si applica ad AeCI? Possibile che in AeCI il personale che gestisce il settore amministrativo e finanziario sia lo stesso da quasi 20 anni?

Non lo sappiamo.

Certo un po’ di fumus, come direbbe un legale, si intravede se, dal 2005, il capo del settore amministrativo svolge anche le funzioni di Segreteria Particolare del presidente Leoni. Un’attività che, guarda caso, è scomparsa dal sito di AeCI, ma che è provata dagli atti di un processo.

Eppure l’adamantino sottosegretario L’Abbate ha detto che i ministeri non hanno trovato motivo per non eseguire la sentenza del Consiglio di stato, trasmessa  dalla diligente dott.ssa Barilà (vedi lettera prima puntata). Eppure a vigilare, come richiede la legge, di motivi per non confermare Leoni se ne trovano a iosa.

Evidentemente la gestione dell’aviazione turistico-sportiva deve rimanere nelle mani di Leoni e della Lega. Sono d’accordo Partito Democratico e 5 Stelle che pure dovevano aprire il sistema come una scatola di sardine. Forse nella scatola c’era una copia del manuale Cencelli?

Intanto alcuni lettori ci hanno posto delle domande per i politici: per L’Abbate, per Stefano, per i 4 ministri vigilanti, per il sen. Fraccaro che ha firmato in vece di Conte il decreto di nomina: come mai l’arch. Leoni, che pure ha entrature politiche pesanti, non si è speso a favore del suo “mondo del volo” durante questo periodo di crisi?

Dov’era Leoni, da marzo a giugno, quando tutti i rappresentanti di settore calcavano i corridoi di senato e camera per proporre attività che sostenessero le loro attività? Quante proposte ha messo nero su bianco? Che attività ha svolto per sostenere i “suoi” Aeroclub? Niente.

Una dimostrazione ulteriore che il suo interesse era ottenere legalmente ragione e tornare a sedere sull’amato scranno.

Eppure, ci sono molti provvedimenti che costerebbero poco e potrebbero essere di aiuto per l’aviazione turistica e rilanciare anche l’indotto. Dalla detassazione del carburante aeronautico (costo per lo Stato meno di 1 milione di euro all’anno), alla sospensione delle famigerate quote demaniali, alla sospensione per due anni delle quote federative AeCI o ad una loro riduzione al 50%. Provvedimento che potrebbero in parte essere coperti con le economie (390mila euro) per il mancato pagamento al direttore generale. Già, dove sono finite queste economie? I ministeri vigilanti, forti di tanti dirigenti e funzionari, non possono studiare un piano per sostenere questo settore?

Un piano con un controllo effettivo dei ministeri senza intromissioni di chi finora ha fatto solo danni e confusione.

Intanto sempre più giovani si rivolgono a scuole di volo all’estero e in Italia migliaia tra piloti, istruttori, tecnici ed altre maestranze stanno al palo.

Complimenti architetto Leoni!

(3-continua)

 

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