ANAS-SITAF: una Gallina dalle uova d’oro, per sé e per gli amici degli amici

Ma chi è davvero questo Sebastiano Gallina, detto Nino? Come nasce e come è arrivato in vetta il supermanager verbanese che si è impadronito della SITAF, facendosi nominare, oltre che presidente, anche amministratore delegato della controllata ANAS che gestisce il tunnel del Frejus e l’autostrada Torino-Bardonecchia?

La sua, è una tipica storia italiana appartenente al sottobosco politico-partitico, che con la managerialita non ha proprio nulla a che vedere. Dopo qualche esperienza come amministratore locale (consigliere comunale e provinciale, con contorno di comunità montana) diventa il palafreniere (copyright dell’informatissimo sito on line “Lo Spiffero”) dell’ex-deputato novarese PSI-PSDI Peppino Cerutti. Che una volta abbandonata la militanza parlamentare, si piazza nel CdA di via Monzambano e per appena tre lustri si gode la presidenza della SITAF. Gallina diventa il suo fidato assistente, con ricca consulenza, spese pagate e vettura di servizio con autista. Di Cerutti studia ogni mossa, succhia avidamente amicizie e collegamenti. E nel 2017, approfittando della solita disgrazia giudiziaria del suo mentore, riesce a fare il grande balzo e a prenderne il posto.

 Nel frattempo, dopo una fugace passata da Forza Italia, ha preferito stringere i rapporti con l’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi ed il partito alfaniano NCD, tanto da entrare addirittura nella direzione nazionale. Ma da Cerutti ha anche ben imparato come tenere il piede in più staffe. Cosi, quando Lupi viene sostituito da Graziano Delrio e come sottosegretario si porta l’ex-deputato socialista Umberto Del Basso De Caro, il prode Gallina è già bell’e pronto per dimostrare di essere diventato un perfetto “manager per tutte le stagioni”. Anche quelle che interessano al PD. Delrio lo porta in palmo di mano e convince il recalcitrante Vittorio Armani a promuoverlo. Lui ringrazia e comincia subito a sdebitarsi. 

Tanto è vero che alla SITAF arrivano come vicepresidente il medico chirurgo (l’ideale per occuparsi di tunnel e autostrade, no?) Pietro Iadanza e come presidente del collegio sindacale Alessandro Trusio. Combinazione, tutti e due pacadutati da Benevento, proprio il collegio elettorale di De Basso De Caro, dove Iadanza è pure assessore e Trusio dotato di fratello consigliere comunale. 

E difatti, in questo modo, le proteste del PD locale, lasciano rapidamente il tempo che trovano (vero senatore Stefano Esposito, vero segretario regionale piemontese Davide Gariglio?). 

Gallina sembra davvero irrefrenabile e grazie ad un’altra amicizia pregiata, quella con il capogruppo regionale leghista Alberto Preioni, punta (ma stavolta senza successo) a FINPIEMONTE. Perché nessuno riesce ad essere trasversale come l’ex-palafreniere di Cerutti. 

Ma veniamo ai giorni nostri. A Gallina, la sola presidenza SITAF sta troppo stretta. Oltretutto, da ANAS, come amministratore delegato, è arrivato un osso duro in fatto di conti, marchette e sprechi: Stefano Granati, uno della “vecchia guardia’, storico CFO di via Monzambano, universalmente apprezzato sia in azienda che fuori. Gallina chiede, propone e richiede.  Granati boccia tutto. E parte la “guerriglia”, il boicottaggio. L’AD se ne lamenta con Massimo Simonini e il “genio della lampada” studia il piano delle dimissioni generalizzate del vertice SITAF per poter raggiungere l’azzeramento del CdA. Granati lascia l’incarico e Gallina procede con il “golpe”. Dimissioni mie e degli altri consiglieri? Non se ne parla proprio. Anzi, subito un bel CdA straordinario che mi attribuisca anche  le deleghe dell’AD, compensandomi per il superlavoro con un nell’aumento retributivo di 100mila euro. Gli altri consiglieri, peraltro pure loro nominati in quota ANAS (ma in realtà controllati dai soci privati di minoranza) approvano senza fiatare. Un trionfo per il furbo Simonini, che ora non sa come uscirne malgrado SITAF sia al 51% una controllata della capogruppo. 

Procedure di revoca? Avendo il coraggio, sarebbe una soluzione. Ma come insegna don Abbondio, se uno il coraggio non ce l’ha,  non se lo può dare. E così, il rischio per l’ANAS di vedersi sfilare in favore dei privati un asset importante nel territorio del Nord Ovest, si fa sempre più concreto. Ma questo è un discorso che merita di essere fatto  a parte. 

(1—continua)

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