Defiscalizzazione, Tria fa economia sul personale della sicurezza

Siamo arrivati al momento che temevamo e che speravamo non arrivasse mai. Abbiamo pensato, erroneamente, che i “nostri” rappresentanti del Governo facessero il bene e gli interessi dei cittadini, delle Forze Armate e di tutti quei ragazzi che giorno dopo giorno difendono la nostra amata Patria e gli italiani. Un termine, “italiani”, abusato ed inflazionato di questi tempi.

Tutti pronti ad assurgersi a paladini del diritto italico ma, alla sostanza dei fatti, ognuno si guarda solo il proprio orticello. Del resto, tipico italiano, tipico del politico medio italiano, insomma: l’ennesima delusione per chi credeva che il governo giallo/verde (che poi i colori fanno tanto Brasile e ci auguriamo di non fare la stessa fine della nazione carioca di qualche anno fa) potesse davvero fare gli interessi dei propri cittadini.

Il personale militare, delle forze di polizia e dei vigili del fuoco, economicamente debole, potrebbe essere oggetto di una ripercussione tecnico-burocratica degna di un film di Dario Argento, meglio noto come “il Maestro del brivido”. E di brividi di terrore stiamo parlando. 
Come ben noto, il problema, ormai all’attenzione degli alti Vertici delle Amministrazioni e che ha messo in forte agitazione i Consigli di Rappresentanza, è quello della defiscalizzazione.

Quella norma tanto combattuta nel 2017 che doveva dare un piccolo ristoro a quelle persone le quali, a causa del provvedimento del riordino dei ruoli, si sono visti diminuire la busta paga. Paradossi di una norma che dovrebbe migliorare le carriere e non peggiorarle.

Una norma che ha stanziato per il 2018 ben 53 milioni di euro! Ed è proprio su questa somma che il Governo vuole fare il “gioco della roulette”, quello dove gli amici, tutti d’accordo tra loro, cercano di attirare il povero malcapitato per invogliarlo a spendere e fargli credere in una probabile vincita. Perché è questo quello che accadrà nelle prossime ore. 
Via XX settembre è in subbuglio.

Il ministro Trenta ha sollecitato i suoi Tecnici di Palazzo Esercito e questi, a loro volta, già armati fino ai denti, sono pronti ad affrontare i loro paritetici del ministero del Tesoro. Quelli della Difesa vogliono ed esigono fermamente che il personale riceva quello che gli spetta. 
Allora dove sta il problema? Se i soldi sono stati stanziati e giacciono in un fondo a disposizione: che difficoltà c’è nel reperirli?
Se uno fosse malfidato penserebbe: ma questi soldi ci sono davvero? Che fine hanno fatto? Verranno stanziati come coperture per altre “cose”? Mi viene in mente, una su tutte, la flat tax et similia, o per norme che fanno il bene di “alcuni” italiani, oppure, molto più semplicemente, c’è un buco nero che risucchia denari stanziati e li fa sparire tipo scatola di Houdini?

Siamo portati a valutare l’ipotesi che i tecnici del Tesoro stiano cercando a tutti i costi di fare ostruzionismo, scaricando la colpa sulle Amministrazioni e questo dimostrerebbe che, in fondo, tutti i torti non li abbiamo a porci qualche quesito.

Pare che i soldi siano stati impegnati dal Tesoro in quanto non spesi nell’anno 2018, peccato però che gli stessi “furbetti” hanno commesso un passo falso; hanno fatto vidimare il Decreto “a procedere” alla Corte dei Conti; e quando lo firma, la Corte dei Conti accerta la copertura finanziaria. 
Quindi ora che si fa? Beh, presto detto. Una volta che si è appurato l’errore, si crea l’intoppo tecnico, addossando tutta la responsabilità alla burocrazia. Tanto ha già sulle spalle quasi tutti i mali italiani che uno in più, uno in meno non fa differenza.

E intanto il personale aspetta quelle promesse fatte dal precedente Governo che non vedono la luce.

Bisogna che i ministri che hanno firmato il provvedimento prendano la situazione di petto. Stacchino per un attimo le dirette Facebook, e mi rendo conto di star procurando a qualcuno quasi un dolore fisico, e si concentrino sui veri problemi dell’Italia, quelli dei loro “ragazzi”, osannati quando portano lustro e vanto alla Patria e poi castigati quando c’è da regolarizzare il loro stipendio.

Troppo comodo, troppo facile, decisamente avvilente. I ministri facciano pressioni sul ministro Tria perché acceleri l’iter tecnico e faccia in modo che il personale possa ricevere quanto gli spetta entro luglio/agosto. Ma di quest’anno.

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