Il convitato di pietra al Congresso di ”Fratelli d’Italia”

Fra pochi giorni si celebrerà a Trieste il secondo Congresso di Fratelli d’Italia, il partito che Giorgia Meloni è riuscita miracolosamente a far rinascere a destra. E al Palazzo dello Sport del capoluogo giuliano, oltre alla scontata conferma della leadership di questa straordinaria militante, si lanceranno le linee programmatiche della prossima compagna elettorale.

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Giorgia Meloni e Gianfranco Fini

Certo, la Meloni non parlerà di Gianfranco Fini e degli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria che hanno definitivamente strappato la maschera dietro la quale l’ex-presidente della Camera ha cercato di nascondersi in questi ultimi sette anni.

Il debito di gratitudine nei confronti di chi la portò giovanissima alla ribalta della politica italiana non si è certo esaurito. Ed è giusto che sia così, le fa onore. Perché dimostra che nella comunità che Fini ha cercato in tutti i modi di distruggere, l’onore resta uno dei principi morali non discutibili. Esattamente il contrario dell’insegnamento offerto dall’ex-leader di AN durante la vicenda della casa di Montecarlo.

Ma il fantasma di Fini, vero e proprio “convitato di pietra” al Congresso di FdI, aleggerà certamente all’interno del Palazzo dello Sport di Trieste. Perché troppo dolorose sono le ferite inferte a dirigenti e militanti, prima cercando di negare le sue responsabilità e poi tentando in ogni modo di circoscriverle e sminuirle, fino alla grottesca auto qualifica di essere al massimo un “coglione“.

Coglione? Ma quale coglione? Appena pochi giorni fa, l’ineffabile Fini si è presentato spontaneamente dai magistrati romani e ha cominciato a confessare di di aver mentito, di essere un bugiardo e un imbroglione. Sì, sapeva della casa di Montecarlo finita al cognato, glielo aveva confessato sua moglie Elisabetta Tulliani, ma non l’aveva voluto ammettere “per proteggerla”. Ma che carino, che cavaliere, che marito innamorato.

Quindi, nell’interrogatorio di luglio (quando la gentildonna si era avvalsa invece della facoltà di non rispondere), aveva ancora una volta tentato di fregare giudici e militanti.

E siamo solo agli inizi della confessione, visto e considerato che sono ancora troppi i retroscena oscuri di questa vicenda. Le protezioni a Corallo incombono.

Bene, ma come mai questa semi-confessione è passata praticamente sotto silenzio? Come mai lo “scoop” del “Tempo” e’ stato ignorato da quella che viene definita la “grande stampa d’informazione” e dai media televisivi e radiofonici?

È molto semplice: finché Fini ha tenuto duro con le sue menzogne, restava sempre la vittima della “macchina del fango” orchestrata dall’orrendo Silvio Berlusconi, l’eroe che spaccando il PdL e abboccando alle trappole di Giorgio Napolitano aveva consentito il disarcionamento del Cavaliere e l’arrivo del governo di Mario Monti.

Adesso, meglio far finta di niente. Con la scusa che ormai l’ex-presidente della Camera non conta politicamente più nulla, silenzio totale sulle sue bugie confesse.

Una vergogna assoluta. Ma a Trieste se ne parlerà tra i delegati, perché la comunità che Fini ha cercato di distruggere non ha nessuna intenzione di dimenticare. E di perdonare chi, per soldi, ha sacrificato l’onore.

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