Servizi, altra proroga per Parente all’AISI? Il Quirinale perplesso, teme un “effetto trascinamento” nelle FFA

Se per il generale Gianni Caravelli sembra ormai certa la promozione a direttore dell’AISE dopo sei anni da vice, per l’AISI (sicurezza interna) la situazione si è ingarbugliata. Perché di fronte all’imminente scadenza quadriennale, prevista per legge, del generale-prefetto Mario Parente, si è fatta strada l’ipotesi di un’ulteriore proroga nell’incarico. Che se da una parte appare ben giustificata dall’eccellente lavoro svolto dall’ex- capo del Ros dei Carabinieri, dall’altra sta facendo storcere il naso a più d’uno dei consiglieri del Presidente della Repubblica. Sul Colle, è del tutto condivisa la stima nei confronti di Parente alla base della spinta delle forze politiche di maggioranza (ma anche di buona parte dell’opposizione) per la proroga. Ma c’è pure molta perplessità a dare il via libera ad una modifica della legge 124 del 2007, quella -appunto- che stabilisce in quattro anni l’arco di tempo massimo di permanenza nell’incarico dei direttori dei nostri servizi segreti. E non solo di questi, ma anche per quanto riguarda il mandato triennale dei capi di stato maggiore della Difesa, del segretario generale e direttore degli armamenti, dei vertici di Esercito, Marina ed Aeronautica, dell’arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
 La preoccupazione del Quirinale, insomma, è che cambiare la norma per la proroga a Parente, possa provocare un “effetto trascinamento” da parte di tutti gli altri alti gradi, stravolgendo in corsa regole ormai consolidate. E provocando ricorsi a catena, con conseguente destabilizzazione all’interno dei servizi, delle FFAA, dei CC e della GdF.
Una decisione, comunque, va presa in fretta. Parente fu nominato il 29 aprile del 2016 e si è insediato all’AISI il 16 giugno successivo. Se la proroga non dovesse essere concessa, il candidato più autorevole a succedergli è un altro generale dei carabinieri molto stimato, Angelo Agovino, attuale vicedirettore dell’AISE. Anche se non mancano ulteriori profili e, naturalmente, una pletora di autocandidature. Certo è che se non ce la dovesse fare, per Agovino non sarebbe un dramma. Sarebbe ben contento di restare a fianco di Caravelli come vice vicario e terminare con lui il lavoro fatto e impostato in questi anni sotto la guida del generale Luciano Carta. Che giusto tra pochi giorni, il 16, lascerà Forte Braschi per trasferirsi in piazza Montegrappa, come presidente di Leonardo.

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